Iniziamo questa guida parlando delle due varietà principali in cui si suddivide la cannabis, Indica e Sativa. Alcune varietà di cannabis sono al 100% Sativa mentre altre al 100% indica, la maggior parte però, sono genetiche “ibride”, risultato dell’incrocio delle due varietà.
La Ruderalis è un’ulteriore genetica che, negli ultimi tempi sta riscuotendo grande successo per le sue caratteristiche genetiche che definiamo “autofiorenti”.
Le piante di cannabis Indica e Sativa si differenziano tra di loro per molti aspetti, con questa guida cercheremo di spiegarvi quali sono: come cresce una pianta di cannabis sativa rispetto ad una sua sorella di varietà indica e quali tipologie di cannabis impiegare per uso terapeutico.
Prima di iniziare però, mettiamo in chiaro le principali differenze tra Indica e Sativa.
Indica e Sativa sono i nomi con cui definiamo le due tipologie principali di cannabis, esistono però anche altre genetiche di questa pianta, scopriamole tutte:
La Sativa è una genetica che produce piante molte alte, con foglie strette e gemme distanziate tra di loro, in Asia Orientale si la può trovae crescere all’aperto in maniera spontanea. Spessoè la genetica dominante nelle varietà haze.
L’Indica cresce naturalmente in India, le piante sono corte e cespugliose e le foglie si presentano più larghe rispetto a quelle della Sativa. Si trova dominante nelle varietà NorthernLights e White Widow.
La Ruderalis cresce in Europa centrale, Orientale ed in Russia. Si presenta sotto forma di pianta molto piccola, produce pochi cannabinoidi ma ha il “gene autofiorente”, caratteristica che si trova in quasi tutte le varietà autofiorenti.
La Canapa è ufficialmente classificata come cannabis sativa nonostante produca una piccolissima percentuale di THC. Alcuni paesi hanno idee differenti sugli standard che definiscono una pianta in quanto canapa ma, solitamente la varietà che presentano meno del 0,3% di THC sono classificate con questo nome.
Abbiamo visto che le piante di Indica e Sativa sono facilmente distinguibili per le sostanziali differenze “fisiche” che presentano tra di loro, queste differenze però, non si limitano semplicemente al loro aspetto esteriore, scopriamo il perché:
Sia la indica che la sativa forniscono più o meno la stessa quantità di cannabinoidi, con un range che va dallo 0% al +25% di THC, a seconda della varietà.
Sebbene i loro profili cannabinoidi siano simili, la maggior parte dei consumatori di cannabis sono pienamente consapevoli che lo “sballo” sia differente a seconda che si stia consumando cannabis indica o sativa.
La cannabis Sativa produce un effetto euforizzante, rende più creativi, ed è stimolante sotto l’effetto psicoattivo.
La cannabis Indica al contrario, viene riconosciuta come una varietà che induce ad uno stato definito “stoned”, producendo effetti soporiferi, sedativi e una buona dose di risate.
La stimolazione di tutti questi effetti sull’organismo umano non la si deve alla semplice azione dei cannabinoidi ma è il lavoro coordinato di quest’ultimi assieme alle molecole dei terpeni.
Indica e Sativa possono anche avere lo stesso numero di cannabinoidi ma con un profilo di terpeni totalmente differente, questo è il motivo per cui gli effetti psicoattivi finali saranno differenti.
Le piante di cannabis sativa rispetto a quelle di indica hanno un periodo di fioritura molto più lungo. Fioriscono per periodi che vanno dalle 12 alle 20 settimane. Per questo motivo molti growers prediligono la coltura di piante che abbiamo un ceppo di indica dominante, in modo da avere un ciclo di fioritura più rapido.
La pianta di cannabis sativa può crescere facilmente fino a 2 metri d’altezza, questo le rende di difficile coltivazione indoor. Se si decide di coltivarla, nel caso dell’indoor è consigliabile potarla abbastanza presto durante la crescita, effettuare il “training” (piegamento dei rami), e se possibile farla crescere con il metodo dello schermo verde (tecnica SCROG) grazie al quali i rami, invece che continuare a crescere in altezza verranno deviati orizzontalmente grazie all’utilizzo di una rete.
Generalmente, a i growers ancora inesperti è sconsigliata la coltivazione di cannabis sativa. Molto complicata da coltivare indoor ed inoltre conosciuta per i suoi tempi di fioritura molto lunghi. D’altro canto se ne si ha la possibilità ed il tempo, coltivare la cannabis sativa vi permetterà di ottenere alcune delle più famose varietà di tutti i tempi:
Santa Marta Haze
BCN Power Plant
Amnesia
AK420
Girl Scout Cookies
Le piante di cannabis Indica crescono come dei cespugli, rimanendo decisamente più piccole rispetto a quelle di varietà sativa. Se lasciate crescere spontaneamente però, le piante di indica potrebbero raggiungere anche i due metri di altezza. Bisogna, per questo motivo, potarle e farle il training (piegamento dei rami) durante la fase di crescita, in questo modo non diventeranno eccessivamente alte.
Come regola generale, il periodo di fioritura è più breve per le piante di indica: l’attesa può variare dalle 6 settimane fino ad arrivare ad un massimo di 14 per le varietà più lente.
Grazie al suo alto livello di cannabinoidi, il particolare profilo terpenico, la facilità e la velocità con cui la si coltiva, la cannabis indica è una varietà molto apprezzata, perfetta per chi inizia a coltivare.
Per le sue ottime qualità rimane la varietà prediletta dai growers, che in molti casi addirittura si rifiutano di coltivare qualsiasi altro tipo di genetica. Le varietà più popolari di cannabis sativa sono invece le seguenti:
Northern Lights
Blackberry Gum
White Widow
Sherbet
Do Si Dos
Quando ci approcciamo al mondo della cannabis, non ci si può domandare se esista una varietà migliore di un’altra. Questo perché dipende sempre dalle nostre personali necessità e preferenze rispetto al consumo. Differenti varietà presentano differenti profili di terpeni e cannabinoidi, i quali reagiscono in maniera diversa con i nostri sistemi endocannabinoidi.
Per i growers, è indubbiamente più semplice coltivare una genetica indica rispetto ad una sativa, specialmente se si coltiva indoor. Se si è però degli esperti nel settore di growing non ci sono ragioni per cui non si possa coltivare la cannabis sativa senza ottenere degli ottimi risultati.
Per capire con sicurezza quale tra le due sia la “migliore”, bisogna coltivarle, trovando in questo modo quella più giusta per sé. Potresti scoprire addirittura che non si tratta di una varietà sativa o indica ma un mix tra le due, in questo caso chiamata “ibrida”.
Si parla di cannabis ibrida quando diversi tipi di genetiche (indica/sativa) vengono coltivate assieme per creare nuove varietà. La maggior parte delle genetiche esistenti ad oggi sono degli ibridi.
Combinando indica e sativa, la pianta che ne deriva avrà a disposizione proprietà di entrambe. Questo ha permesso di far germogliare centinaia di varietà differenti, disponibili ora sul mercato per i coltivatori ed i consumatori di cannabis.
Ci sono così tante varietà di cannabis ibrida che sarebbe impossibile elencarle tutte! Però alcune, più di altre, si distinguono per aver superato la “prova del tempo” e sono oramai considerate varietà di cannabis della “vecchia scuola”.
Nel caso decidessi di sperimentare ricette edibili con la Cannabis, la scelta della varietà di quest’ultima non ha molta importanza.
Dovrai semplicemente trovare quella che più ti si addice; con i giusti terpeni ed il giusto profilo cannabinoide.
Una volta trovata, la potrai usare come ingrediente edibile nelle tue ricette.
L’importante è che tu lo faccia nel modo corretto.
Quando si usa la cannabis come un ingrediente, il primo passaggio fondamentale da effettuare è “decarbossilare”, questo processo comporta il riscaldamento della cannabis finché i cannabinoidi (THCA/CBDA) non cambiano la loro struttura chimica, diventano meno acidi, perdono la “A” nel loro nome e si trasformano in fine in THC o CBD.
Questo processo chimico avviene ogni qual volta che consumiamo cannabis fumandola. É solo attraverso questa trasformazione che i cannabioni potranno avere effetto sul nostro sistema endocannabinoide e permetterci in questo modo di fare l’esperienza dello “sballo”.
La cannabis indica e sativa possono essere entrambe ottimi ingredienti edibili, prima di utilizzarli in cucina però, assicuriamocidi averli correttamente decarbossilati, solo così potremo beneficiare dei loro effetti!